Exclusively Distributed by

ARMAROLI | PICCOLO | SHARP

IMAGINARY SONGBOOK

PRESSRELEASE

Prodotto da Dodicilune, distribuito in Italia e all’estero da IRD e nei principali store online da BELIEVE DIGITAL, mercoledì 2 luglio 2025 esce “Imaginary Songbook“, il nuovo doppio CD del trio composto da alcune tra le figure artistiche più iconiche della scena musicale internazionale legata al jazz sperimentale e di avanguardia: Sergio Armaroli al vibrafono, Elliott Sharp, alle chitarre e al sax soprano, Steve Piccolo, al basso elettrico, voci ed elettroniche. Un progetto molto particolare che nasce dal dialogo e dall’invenzione attraverso frammenti di melodie e voci, echi, strutture armoniche, riff, incipit ritmici per un totale di 64 brani standard, tra reali e immaginari, brevi o brevissimi, per un totale di quasi due ore di musica.

• PRESSRELEASE (English)

Produced by Dodicilune, distributed in Italy and abroad by IRD and in major online stores by BELIEVE DIGITAL, Wednesday, 2 July 2025 sees the release of “Imaginary Songbook”, the new double CD by the trio composed of some of the most iconic figures on the international music scene linked to experimental and avant-garde jazz: Sergio Armaroli on vibraphone, Elliott Sharp on guitars and soprano saxophone, and Steve Piccolo on electric bass, vocals and electronics. A very special project born from dialogue and invention through fragments of melodies and voices, echoes, harmonic structures, riffs, and rhythmic incipits for a total of 64 standard tracks, both real and imaginary, short or very short, for a total of almost two hours of music.

TRACKLIST

DISC 1

1) Serenade in Blue
2) There’s No You
3) Autumn in Milano
4) Silent Reflections
5) The Girl from Ipanema
6) Eternal Groove
7) Morning Mist
8) What Am I Here For?
9) Gentle Rain
10) This is Always
11) Bag’s Groove
12) Serenade in Blue (alt. take)
13) Just One Of Those Things
14) Lazy Afternoon
15) Evening Stroll
16) Cool Breeze
17) Jazz in the Park
18) Velvet Night
19) I Wish I Were In Love Again
20) Harlem Nocturne
21) Love Walked In
22) Come Fly With Me
23) Begin the Beguine
24) Velvet Visions
25) Those Eyes
26) Then I’ll Be Tired Of You
27) They Can’t Take That Away From Me
28) City Lights
29) Neon Nights
30) The Best Is Yet To Come
31)Echoes of Eternity
32) Dusk Dreaming
33) A House is Not A Home
34) Love Is Here To Stay
35) Sultry Samba
36) Jumpin’ Jive

DISC 2

37) Some Other Time
38) Echoes of The Past
39) Love Me Or Leave Me
40) Good Bait
41) Lover’s Lament
42) Walkin’
43) Those Eyes (alt. take)
44) The Best Is Yet To Come (alt. take)
45) Blue Velvet
46) ‘Tis Autumn
47) You Do Something To Me
48) Don’t Be Blue
49) The Girl From Ipanema (alt. take)
50) City Dreams
51) Soft Evening
52) Lullaby for Lovers
53) Dream Dancing
54) Round Midnight
55) Evening Star
56) My Man’s Gone Now
57) City Shadow
58) How Long Has This Been Going On?
59) You Make Me Feel So Young
60) Crimson Glow
61) The Quiet Lull of the Evening Sea
62) Yeehaw and No
63) Soft Lullaby for the Evening Star
64) You Are There

• COMPOSITIONS BY

All compositions by Sergio Armaroli, Elliott Sharp except 1, 10, 12 by Harry Warren, 2 by Tom Adair; 5, 13/2 by Antonio Carlos Jobim, Vinicius De Moraes; 8 by Duke Ellington; 11 by Milt Jackson; 13, 23, 11/2, 17/2 by Cole Porter; 19 by Richard Rodgers; 21, 27, 34, 20/2, 22/2 by George Gershwin; 22 by Sammy Cahn; 25, 7/2 by Rosa Passos; 26 by E. Y. Harburg; 30, 8/2 by Cy Coleman; 33 by Burt Bacharach; 36 by Cab Calloway; 1/2 by Leonard Bernstein; 3/2 by Gus Kahn; 4/2 by Tadd Dameron; 6/2 by Miles Davis, 10/2 by Henry Nemo; 12/2 by Michael Frank; 18/2 by Thelonious Monk; 23/2 by Mack Gordon; 28/2 by Johnny Mandel. All lyrics by Steve Piccolo except 2 by Harold S. Hopper; 5, 13/2 by Norman Gimbel; 8 by Frankie Laine; 10, 12 by Mack Gordon; 19 by Lorenz Hart; 21, 27, 34, 20/2, 22/2 by Ira Gershwin; 22 by Jimmy Van Heusen; 26 by Arthur Schwartz; 30, 8/2 by Caroline Leigh; 33 by Hal David; 3/2 by Walter Donaldson; 12/2 by John Guerin; 23/2 by Joseph Myrow; 28/2 by Dave Frishberg.

PERSONNEL

Sergio Armaroli, vibraphone

Elliott Sharp, guitars, soprano saxophone

Steve Piccolo, electric bass, voices, electronic devices

PRODUCTION DATA

Total time 52:24 + 42:04 STEREO DDD

℗ 2025 DODICILUNE (Italy)

© 2025 DODICILUNE (Italy)

www.dodicilunedischi.it
CD

DODICILUNE DISCHI Ed581

8059772565813

RECORDING DATA

Produced by Sergio Armaroli and Maurizio Bizzochetti, Dodicilune. Recorded 15, 16 September 2023 by Raffaele Stefani at Blackstars Recording Studio, Milan, Italy. Mixed and mastered 1 December 2023 by Elliot Sharp at ES Studio, New York City, Usa. Cover drawing by Sergio Armaroli. Photos by Fabio Selvafiorita. Contact: sergioarmaroli.com, stevepiccolo.com, elliottsharp.com

RECENSIONI | REVIEWS

Curioso, originalissimo e affascinante questo Imaginary Songbook in uscita per Dodicilune. Il trio Sergio Armaroli-Steve Piccolo-Elliott Sharp mette in fila ben 64 micro-tracce lavorando soprattutto su lacerti di standard e di classici del jazz. Si prendono parti degli originali lavorandoci sopra per due minuti al massimo, poi si passa al brano successivo, quasi senza soluzione di continuità. La "fonte" viene adeguatamente celebrata e al contempo dissacrata a colpi di vibrafono, sax, basso elettrico, elettronica e inserti vocali. Ne sono usciti ben due CD zeppi di Jobim e De Moraes, Ellington e Miles, Milt Jackson e Tadd Dameron, Gershwin e Porter, Bacharach e Monk, oltre a un bel po' di pezzi scritti per l'occasione. Un'orgia di appunti sonori godibilissimi...

Pietro Cozzi

Nel vasto e spesso indistinto orizzonte delle produzioni musicali contemporanee, «Imaginary Songbook» si staglia come un’opera di singolare densità concettuale e formale, frutto della convergenza di tre personalità artistiche di notevole statura: Sergio Armaroli, Elliott Sharp e Steve Piccolo. Il doppio album, edito da Dodicilune, si attesta non come una mera raccolta di brani, bensì come un dispositivo poetico e semiotico che interroga i confini tra realtà e finzione, tra memoria collettiva e invenzione individuale.

Il concetto di «standard immaginario», così come evocato nel progetto «Imaginary Songbook», si presta a una riflessione filosofica di notevole ampiezza, toccando ambiti che spaziano dall’estetica alla teoria della memoria, dalla semiotica alla fenomenologia dell’ascolto. Ecco alcune delle sue implicazioni più rilevanti: L’immaginario si situa in una zona di confine tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere. È un’ipotesi musicale che si comporta come un oggetto reale, pur non avendo un referente storico preciso. In questo senso, richiama la nozione di «oggetto intenzionale» nella fenomenologia di Edmund Husserl: qualcosa che esiste nella coscienza, pur non avendo una corrispondenza empirica. È musica che si comporta come memoria, ma di un passato che non è mai accaduto. Molti brani evocano atmosfere, titoli, strutture armoniche che sembrano appartenere ad un repertorio condiviso, ma che in realtà sono frutto di invenzione. Questo genera un effetto di déjà entendu, una reminiscenza senza origine, che destabilizza la percezione dell’ascoltatore. È un’estetica della soglia, in cui il familiare e lo sconosciuto si compenetrano, producendo un senso di piacevole spaesamento poetico.

I sessantaquattro frammenti sonori che compongono il disco – alcuni di ascendenza canonica, altri di matrice immaginifica – si presentano come miniature sonore, aforismi musicali che condensano in pochi istanti un universo di riferimenti, allusioni e risonanze. L’atto compositivo si emancipa dalla linearità narrativa per abbracciare una logica frammentaria, quasi archeologica, in cui ogni traccia è un reperto da decifrare, un frammento di un discorso più ampio e volutamente ellittico. Il progetto nasce da un dialogo intersoggettivo che si fa metodo compositivo: Armaroli, con il suo vibrafono dalle timbriche cristalline e percussive, agisce come catalizzatore timbrico; Sharp, polistrumentista e teorico della complessità, innesta nel tessuto sonoro elementi di discontinuità e perturbazione; Piccolo, infine, con la sua voce e il suo basso elettrico, introduce una dimensione performativa che oscilla tra spoken word, canto e gesto elettronico. Il risultato è una tessitura polifonica che sfugge a ogni classificazione rigida, collocandosi in una zona liminale tra jazz, musica concreta, improvvisazione radicale e arte concettuale.

Il progetto si presta ad una lettura che travalica l’ambito strettamente musicale. Esso può essere interpretato come un laboratorio trans-disciplinare in cui confluiscono istanze della filosofia del linguaggio (soprattutto nella riflessione sullo statuto del «brano standard»), della semiotica musicale (nella dialettica tra citazione e invenzione), della teoria della memoria (nella tensione tra riconoscibilità e straniamento) e persino della biopolitica dell’ascolto (nella scelta di formati brevi, quasi «snack sonori», che sfidano l’attenzione frammentata dell’ascoltatore contemporaneo). «Imaginary Songbook» non si offre come oggetto da consumare, ma come spazio da abitare. È un lavoro che richiede un ascolto attento, stratificato, talvolta persino meditativo. In un’epoca in cui la musica rischia di ridursi a sottofondo algoritmico, il disco di Armaroli e soci riafferma con forza la centralità dell’ascolto come atto critico e creativo. Un’opera che non si limita a suonare, ma che pensa e che ci invita a pensare.

Sergio Armaroli si distingue per una prassi musicale che coniuga rigore formale e apertura sperimentale. La sua formazione, che attraversa l’Accademia di Belle Arti di Brera e il Conservatorio “G. Verdi” di Milano, testimonia proprio suddetta vocazione alla trans-disciplinarità che si riflette nella sua attività di compositore, didatta e performer. Il vibrafono, nelle sue mani, si trasfigura da strumento percussivo a medium poetico, capace di evocare spazi sospesi, interstizi temporali, risonanze metafisiche. Armaroli concepisce il jazz non come genere, ma come postura epistemologica: un’attitudine alla ricerca, alla deviazione e all’imprevisto. Figura cardinale della scena avant-garde newyorkese, Elliott Sharp è un artista la cui attività sfugge ad ogni tentativo di classificazione. Polistrumentista, compositore, teorico e inventore, Sharp ha attraversato territori sonori che vanno dal blues alla musica algoritmica, dal noise alla composizione orchestrale. La sua pratica è intrinsecamente rizomatica: fondata su modelli matematici, metafore genetiche, strutture frattali, ma sempre radicata in un’urgenza espressiva che si nutre di tensione, discontinuità e attrito. In «Imaginary Songbook», la sua presenza agisce come forza centrifuga, destabilizzante, che disarticola e ricompone continuamente il tessuto musicale. Steve Piccolo rappresenta il narratore obliquo dell’infrasuono urbano, un artista che ha fatto della contaminazione linguistica e mediale il proprio tratto distintivo. Dalla New York post-punk dei Lounge Lizards alla Milano delle installazioni sonore e delle performance site-specific, la sua traiettoria è segnata da una costante riflessione sul rapporto tra parola, suono e spazio. La sua voce, a tratti sussurrata, a tratti declamatoria, non è mai mero veicolo semantico, ma corpo acustico, presenza scenica, gesto performativo. In questo progetto, Piccolo agisce come demiurgo narrativo, tessendo trame testuali che oscillano tra ironia, malinconia e straniamento.

Insieme, Armaroli, Sharp e Piccolo non costituiscono un semplice ensemble, ma una vera e propria triade alchemica, in cui ogni elemento trasforma e viene trasformato dagli altri. La loro collaborazione è un atto di resistenza poetica contro l’omologazione estetica, un invito a riscoprire l’ascolto come pratica critica e sensibile. Il progetto mette in discussione l’idea che la conoscenza musicale debba fondarsi su repertori canonici e verificabili. Il concetto di «standard immaginario» in «Imaginary Songbook» è una finzione epistemologicamente fertile: produce senso, genera emozione, attiva riconoscimenti, pur essendo, in molti casi, privo di una genealogia tracciabile. È un’operazione che ricorda le «finzioni necessarie» di Hans Vaihinger o le «verità finzionali» di Paul Ricoeur: costruzioni che, pur non essendo vere in senso stretto, funzionano come se lo fossero. Lo «standard immaginario» è per sua natura ibrido, mescolando elementi di composizione e improvvisazione, di scrittura e oralità, di jazz e musica concreta, di tradizione e avanguardia. In tal senso, incarna una visione postmoderna della creazione artistica, in cui l’autenticità non è data dalla fedeltà ad un’origine, ma dalla capacità di generare nuove connessioni e nuove costellazioni di senso.