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Fakebook by and with Alvin Curran

TRACKLIST

 

disc 1

1) Under The Fig Tree

2) Max'd Out

3) Sequence 1

4) Sequence 2

5) Sequence 3

6) Sequence 4

7) Sequence 5

8) Why Is This Night Different From All Other Nights

9) A Room in Rome

 

disc 2

1) The Answer Is...

2) Don't Throw That Book At Me

3) Field It

4) Soft Shoes

 

All compositions by Alvin Curran except "The Answer Is..." by Curran, Schiaffini, Carvalho Neto, Armaroli. [Tape: "Voci per Gigi" (1994) by Giancarlo Schiaffini; "Beyond Max'd Out" computer tape by Francesca Gemmo].

 

(P) 2017

Dodicilune ED 386

8033309693866

 

MUSICISTI

 

Alvin Curran, piano, shofar, computer

Giancarlo Schiaffini, trombone

Alipio Carvalho Neto, saxophones, brazilian whistles, percussions

Sergio Armaroli, vibraphone, talking drums, tam tam, percussions

 

Marcello Testa, double bass (2, 3, 4 Cd2)

Nicola Stranieri, drums (2,3,4 Cd2)

 

2 CD Set

 

TOTAL TIME:

51:37 + 43:28

 

Player.Believe.Fr

THE ALVIN CURRAN FAKEBOOK

 

Alvin Curran (pianoforte, Shofar, computer)

Alipio Carvalho Neto (saxophones, Brazilian whistles, percussions)

Giancarlo Schiaffini (trombone)

Sergio Armaroli (vibraphone, talking drum, gongs, percussions)

 

The quartet has just finished the recording of a double CD dedicated to Alvin Curran Fakebook represents the peculiar way the composer addresses his musical imagination. The form but not the content can be predicted in Curran's music. In his poetics, conventional writing and improvisation coexist. The main characteristics are not the harmonic, the melodic and the rhythmic elements, but the timbre. It is a personal soundscape of instrumental and ambient sounds collected in nearly sixty years of musical research.

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Il Fakebook rappresenta Alvin Curran nel suo modo peculiare di approcciare la musica; quello che il compositore conosce e può prevedere è la forma, non il contenuto. Nella musica di Curran coesistono la scrittura convenzionale, l'improvvisazione, la creazione estemporanea, e la sua principale caratteristica non è armonica, melodica o ritmica, bensì timbrica; è un personalissimo paesaggio sonoro di suoni strumentali e ambientali catturati in quasi sessanta anni di caccia musicale. Questo organico ha appena terminato di registrare un doppio CD dedicato al Fakebook di Alvin Curran che uscira per Dodicilune Edizioni Discografiche nell'autunno 2017.

 

 IJM Italian Jazz Musician Press Release

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Photo by Antonella Trevisan

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reviews | recensioni

reviews | recensioni

Nel Fakebook di Alvin Curran potremo riconoscere la tela di Penelope, ciclicamente fatta e disfatta. Ma il compositore americano non solo rivede, rielabora i propri materiali, è anche Ulisse quando ricerca approdi nuovi e rischiosi. Il suo lungo viaggio è spiazzante, non da punti di riferimento. Dalle esperienze degli anni Sessanta di Musica Elettronica Viva è un susseguirsi di visioni, suoni, azioni e relazioni con teatro, danza, poesia. Linguaggi mischiati, confini infranti, (in)coerenze, provocazioni, happening. Nei due cd c'è questo e molto di più. C'è la lontananza dall'accademia, dal compositore ispirato, la rivendicazione di una costante irrinunciabile ricerca, laboratorio giornaliero dove elettronica, improvvisazione, free jazz, minimalismi, popolare ed etnico convivono, trasfigurando in uno scenario contemporaneo coeso e vitale. In The Biella Session Curran è affiancato da musicisti che gli garantiscono condivisioni e libertà. Le ance asfissianti, tra etnico e free, di Neto al quale si contrappone il trombone zigzagante, ironico e meditativo di Schiaffini mentre le percussioni di Armaroli disegnano uno sfondo vibrante e sognante.

 

Paolo Carradori, Alfadisco#4

Il pianista compositore Alvin Curran ed il trombonista Giancarlo Schiaffini sono tra le più importanti figure che nella seconda metà del Novecento hanno dato un contributo importante alla musica "contemporanea" di quegli anni, e bene ha fatto l'etichetta salentina Dodicilune a pubblicare questo doppio CD che contiene tra l'altro alcune pagine del "A.C. Fakebook" del compositore di Providence registrate a Ronco Biellese alla fine del 2016. Pagine è la parola che meglio descrive l'opera, formata da fotografie, scritti, schizzi, non fogli con il pentagramma ma piuttosto un compendio composito e variegato con del materiale sonoro, piccoli frammenti, musica concettuale, idee, percorsi pensati per piano ma che lasciano la più totale apertura verso gli altri strumenti. Fakebook che può essere manipolato, smontato e ricomposto secondo la sensibilità di chiunque voglia cimentarsi con questa, la definisco così, avventura esplorativa: Curran propone un contenitore insomma, il contenuto è lasciato ai musicisti e quindi può cambiare forma ogni volta che lo si affronta. Qui il quartetto, con Alipio Carvalho Neto ai sassofoni e percussioni, Sergio Armaroli al vibrafono e percussioni con l'aggiunta del contrabbassista Marcello Testa e del batterista Nicola Stranieri che partecipano all'operazione in alcune tracce, esplora nel primo dei due CD sette Sequenze "suggerite" da Curran ("Sequences" è il titolo della prima delle nove sezioni di cui è composta l'opera), mentre "Soft Shoes" che chiude il secondo CD è una brevissima struttura con piccole variazioni pianistiche e "Field It" si regge su una piccola frase iniziale ripetuta dalla ritmica con improvvisazione dei fiati che si immerge nei "soliti" suoni-rumori fuori posto delle infernali suoni generati dal computer di Curran per ritornare alla frase iniziale.

 

Infine voglio segnalare il brano che, senza togliere nulla agli altri, mi ha fatto comprendere il valore culturale del livello di questo ottimo doppio lavoro, ovvero "The Answer is" composto, anzi improvvisato dal quartetto; suoni naturali, nastri preregistrati, suoni artificiali si alternano, si sovrappongono, si inseguono per oltre trenta minuti, quasi una conversazione a quattro di raro interesse e profondità per i tempi che viviamo.

 

Ascoltatelo. Attentamente.

 

Alessandro Nobis, ilDiapasonBlog

Mai davvero passato agli archivi, ancor meno alle retrovie, dell'eccentrico (e a suo modo modesto) testimone e fattivo attore della grande avventura dell'innovazione in musica, non si può dire che non siano passati messaggi e transiti: del visionario ideatore di Canti e vedute del Giardino Magnetico (ma la discografia complementare e successiva è estremamente ricca ed articolata) si conferma l'impegno espresso verso "la valorizzazione e la dignità professionale del comporre musica non commerciale come parte di una personale ricerca di future forme sociali, politiche e spirituali (...), in una serena dialettica tesa all'incontro", caratterizzato nelle eterogenee forme da "un volatile mix di lirismo e caos, struttura e indeterminazione".

Ne perviene ora in forma di fattivo tributo il "progetto Fake Book", direttamente correlato al personale quaderno privato di appunti musicali redatto, aggiornato e consultato in oltre cinque decadi, supporto grafico di innumerevoli significati, valenze e formule stilistiche, come dal vastissimo campionario in note di copertina, esponenti una ridda di rievocazioni personali e parastoriche.

Di tali incalcolabili materiali si tenta in forma extra-selezionata una rappresentazione discografica, a partire da quanto esposto nel corso delle Biella Sessions; certamente ammettendone il carattere sommario di "candida autobiografia sonora" (così come l'autodichiarato carattere di "reboot concettuale verso uno stato primigenio d'essere in arte"), l'impianto registra (ma non denuncia particolarmente) le sovrapposizioni generazionali: la reunion a gestazione non certo frettolosa tra due grandi testimoni dell'avanguardia, con non minime implicazioni storiche, e l'aggregazione di due comprimari dalla più recente scesa in campo, ma non per questo meno organici alle ragioni del procetto (oltre all'aggregazione di un'italica coppia ritmica in alcune tracce).

Il lacerante (e s'immagina d'arduo dominio timbrico) Shofar ebraico, millenario corno rituale (e già al centro di un recente lavoro con quartetto d'archi) è tra le punte di un instrumentarium originale e pugnace; così', il composito tessuto della band, oltre alle tastiere acustiche e il laptop del veterano, arruola alla pari i barriti d'ottone del multilingue decano Schiaffini, oltre alla percussione fluida e alle ritmiche composite del ricercatore Armaroli, completandosi con gli estrosi apporti d'ancia e timbro etnico del musicologo e performer brasiliano Carvalho Neto.

Esteso peraltro il panorama formale dispensato nell'ampia raccolta: concedendosi ampia libertà espositiva in una sequenza estesa dalla kermesse di Max'd Out a plaghe più private e di netta impronta lirica tra cui l'introduttiva e notturna Under the Fig Tree, cimentando la formazione in apparentemente meno strutturati passaggi (tali le cinque Sequence), abbandonandosi in solo al pianismo intenso della privata A Room in Rome, completando la sequenza con la pugnace elettroacustica nell'elaborata The Answer is..., lo stralunato mainstream di Don't Throw That Book at Me e Soft Shoes, fino all'apparato swingante di Field it.

Se ne trae una certa indipendenza tematica, né appare acquiscenza di render conto ad alcun definito canone formale, orientando di fatto le maggiori energie verso una serie di passaggi instabili, di alterno carattere polemico, in cui oltre alle interazioni e alla dialettica organiche alla tempra espressiva dei partecipanti, s'incorporano spunti storici quali la cageana radiomusic ed una funzionale (e non nostalgica) esposizione della musica su nastro, confermando la connessione piuttosto organica fra i vari momenti dell'innovazione in musica. Non datati, ma probabilmente non più afferibili (anche a ragion di ciò) all'ambito "sperimentale" strictu sensu, i materiali del collettivo risuonano comunque del calore e del plasma creativo dei "formidabili" e fondativi anni dell'avventura dell'originale avanguardia.

Privato, ma vocazionalmente aperto alla condivisione, il "Falso Libro" di Alvin Curran s'insedia con merito nella recente discografia di qualità, diremmo non tanto per le risultanze sonore quanto e maggiormente per le grandi implicazioni concettuali e creative, palesando (e non soltanto a margine) i crescenti meriti dell'etichetta salentina nell'annettere una sempre più abitata sezione avant-garde, in questo caso graziata dal valore aggiunto di forte partecipazione storica e importante valore musicologico.

 

Aldo Del Noce, Jazz Convention

 

Il nome di Alvin Curran rimanda in modo istantaneo agli anni gloriosi dell'avanguardia romana, però è bello saperlo ancora in attività, così si evitano i ricordi lacrimevoli e i commenti da reduci. In questo doppio album di sue composizioni, sottotitolato "The Biella Sessions" e inciso giusto un anno addietro, succede davvero un po' di tutto, anche se la varietà è governata con mano ferma e nell'insieme il lavoro non manca di coerenza. Si va dai frammenti alle ampie strutture, e composizione e improvvisazione si alternano, convivono o si fondono. E' un viaggio nella concretezza del suono, sia esso acustico o digitale, ricco di continue e inaspettate rivelazioni. Non è scontato condurre un gioco del genere e Curran dimostra di possedere ancora lo spirito inventivo giusto, così come i compagni coinvolti in questa ennesima avventura senza rete sanno interpretare correttamente la loro parte. (7/8)

 

Piercarlo Poggio, BlowUp

Da sempre indomito sperimentatore, cacciatore di suoni e timbri inauditi, più incline alla composizione istantanea, alla performance e alla conduction estemporanea, ma anche capace di confezionare pagine più convenzionali, Alvin Curran è figura di spicco nella musica contemporanea da una cinquantina di anni e più, ormai.

I compagni di avventura sono qui Giancarlo Schiaffini, il sassofonista Alipio Carvalho Neto e il vibrafonista Sergio Armaroli, interpreti insieme al leader di un variegato percorso, una summa delle diverse anime del compositore di Providence.

Nel primo dei due CD presentati il nucleo fondante è rappresentato dalle 5 Sequences, ispirate a codifiche di recente pubblicate da Curran nel suo Fakebook, che restano ben salde nell'ambito dell'impro radicale, con rari sprazzi pacificanti in un tessuto prevalentemente intransigente. Musica che, tutto sommato, appare un po' segnata dal tempo. Stessa sostanza sonora, serrata e claustrofobica fino a diventare incontrollata, in Max'd Out.

Ad aprire il disco Under The Fig Tree, composizione degli anni '70 allora proposta in veste dal sapore kosmische musik; nell'attuale versione, si gioca su toni sommessi, i materiali sonori sono ridotti all'osso, piccole scale dal sapore infantile che si aggirano e non trovano (né cercano) evoluzione o soluzione di alcun tipo.

In chiusura invece A Room in Rome, assorto piano solo che ritrova a sorpresa il gusto della consonanza, concedendosi anche una solenne conclusione.

Più riuscito a nostro avviso il secondo CD, costituito in gran parte dalla lunga composizione istantanea The Answer is, a firma dei 4 musicisti impegnati, che sfrutta con grande varietà di timbri (anche preregistrati) e soluzioni lo spazio sonoro, in un lungo e fantasioso sviluppo che prende circa una trentina di minuti.

A completamento del lavoro, ancora due composizioni che testimoniano il lato più immediato della produzione di Curran: Field It, un succinto funky che nel complesso si configura come un "moderato swing" da un vinile anni '50, fatte salve le sporcature elettroniche, ed in chiusura il brevissimo passetto di danza Soft Shoes.

 

La luna di Alfonso, 1 dicembre 2017

 

 

Per questo nuovo lavoro edito dalla salentina Dodicilune in doppio CD, il pianista Alvin Curran si avvale della presenza di Giancarlo Schiaffini al trombone, Sergio Armaroli al vibrafono e percussioni e Alipio Carvalho Neto ai sassofoni e percussioni. Il quartetto muove verso direzioni di profonda sperimentazione, tra partiture scritte e libere improvvisazioni, in un insieme che esula da qualsiasi incasellamento di genere. Quella che si ascolta è una continua ricerca di suoni e sensazioni che nascono spesso da cellule slegate, che poi si affastellano, si scontrano o si sposano a seconda dell'umore estemporaneo degli interpreti. Il lavoro mostra un orizzonte timbrico di rara estensione, nel quale confluiscono sorgenti sintetiche, elementi preregistrati, voci e in alcuni passaggi anche contrabbasso e batteria suonati dai musicisti ospiti Marcello Testa e Nicola Stranieri. In questa sorta di caos creativo non mancano passaggi dal carattere melodico lineare, anche se mai scontati o prossimi a forme di convenzionalità espressiva.

 

Roberto Paviglianiti, strategie oblique.blogspot

Lo storico compositore americano Alvin Curran ci regala dei momenti di intensità 'leggera', carezzevole, negli intervalli delle note sovrascritte sui silenzi. Le registrazioni provengono dalle sessioni avvenute a Biella (il rapporto di Curran con l'Italia è sempre stato attivo sin dagli anni '60 dello scorso secolo) e rimandano a un personale prontuario stratificato nel tempo di composizioni dell'artista (from The Alvin Curran Fakebook è il sottotitolo di questo doppio lavoro). Al suo fianco, tra gli altri, vi è un altro pezzo di storia italiana, il trombonista Giancarlo Schiaffini uno dei pionieri del free in Italia, che in questo disco diviene non solo colonna musicale nelle libere interpretazioni dei canovacci elaborati da Curran nel corso del tempo dagli anni '60 ad oggi, ma si fa anche testimone del vissuto di quei lunghi periodi di fermento artistico. Così, il minimalismo si traspone in espressione free, i silenzi divengono spazi dilatati in cui esplodono lunghe sequenze programmate nell'elettronica di Curran. Tutto sembra muoversi attorno a un linguaggio codificato, ma in verità questo linguaggio prende forma esattamente nel momento stesso in cui viene 'detto', pronunciato, tirato fuori al di sopra di un non-detto che attraversa l'intera composizione e anzi ne è il ritmo pulsante.

Alle ripetizioni a sequenza, create non soltanto con l'elettronica ma anche col piano dello stesso Curran e col vibrafono di Sergio Armaroli, si avvicendano le emissioni 'istantanee' di singoli suoni dei fiati (iltrombone di Schiaffini e i sax di Carvalho Neto). A concludere la prima parte di queste astrazioni compositive, interviene in A Room in Rome, ultima traccia del primo CD di "The Biella Sessions", una meravigliosa ballata nostalgica di Curran in solo piano da primo Novecento, con momenti di lieve crescendo. Nella seconda parte, una lunga proliferazione di suoni 'esterni' campionati e acustici (The Answer is..., la prima traccia della durata di 33 minuti), crea un vortice musicale che si espande e si chiude continuamente. E poi, come se nulla fosse, il gioco si fa imprevedibile con un blues swingante (Don't Throw That Book at Me) e due intermezzi conclusivi che sembrano prendere le distanze da tutto quello che è avvenuto prima, come per dirci che fino a quel momento si era solo scherzato!

 

Voto: 8/10

 

Sergio Spampinato, Distorsioni

Sembra rimbalzare da un'epoca prolifica e lontana, questo accattivante doppio CD, un progetto destinato probabilmente a trovare gloria negli ambienti della contemporanea e del nuovo jazz. Intestato ai quattro sopra accreditati, ritmati dai saltuari contributi della coppia Testa/Stranieri, il lavoro ruota essenzialmente attorno alle idee, al pianoforte, al computer e allo shofar (corno animale) di Alvin Curran. Ruolo in parte condiviso col trombonista Giancarlo Schiaffini. Entrambi hanno radici nella ricerca dei Sessanta, quando il primo, stabilitosi a Roma, costituì lo storico collettivo Musica Elettronica Viva, mentre il secondo si unì all'altrettanto importante Gruppo Romano Free Jazz. Si tratta di un quartetto internazionale completato dal brasiliano Alipio Carvalho Neto (sax, flauto, percussioni) e da Sergio Armaroli (vibrafono, percussioni). 

Pur oggi ignorata, musica simile è giunta a una decifrabilità un tempo sconosciuta. Non che adesso abbia esaurito la spinta propulsiva; piuttosto, ha ampliato il raggio d'azione. Specie il lucido Curran è ancora capace di incantare con trip ondulatori e reiterativi diventati oggetto di studio nei conservatori: la sua esibizione capitolina presso la Cartiera Latina di un paio di anni fa ha estasiato il folto pubblico giovanile. Nel primo volume di "The Biella Sessions" regnano minimalismo, manipolazioni, microvariazioni, distorsioni, scrittura classica e/o estemporanea, il tutto abbinato a soluzioni timbriche curate in particolare da Curran, che ritiene addirittura prioritarie su melodia, armonia e ritmi. Dopo l'istantaneità elettro-industriale della chilometrica e sinusoidale "The Answer is...", il secondo disco propone tre episodi swinganti, di taglio jazz. Non è frequente imbattersi in un'avanguardia tanto digeribile e coinvolgente.

 

Enzo Pavoni, AudioReview

"From The Alvin Curran Fakebook -The Biella Sessions" was released last year by "Dodicilune Records". Album was recorded by six italian jazz masters -it's Alvin Curran (piano, horn, shofar), Marcello Testa (double bass), Nicola Stranieri (drums), Alipio Carvalho Neto (saxophone, whistle, percussion), Giancarlo Schiaffini (trombone) and Sergio Armaroli (vibraphone, talking drum, tam-tam, percussion). These musicians are talented and interesting jazz masters. Each of them have interesting and innovative playing manner, likes to experiment in all ways of musical language and always trying to create extraordinary and unusual sound. They masterfully combine together acoustic and electronic instruments. Various computer devices, unusual musical instruments, electronics, rare acoustic instruments are used in their improvisations very frequently. They have a tendency to improvise spontaneously and free, the most part of their improvisations are similar to free, live, dynamic and unpredictable experimental jazz improvisations. Improvisations, played by this ensemble, have vivacious, dynamic, striking, modern and attracting sound.

Compositions of this album based on avant-garde jazz. Collective, free and turbulent improvisations are full of unusual timbres, innovative musical decisions, original and expressive instrumentation and fascinating musical experiments. These basic elements form the main sound of these improvisations. Each musicians is improvising different from the others. Huge range of different musical expressions, dynamics, fascinating and innovative instrumentation decisions, harmonies, chords, moods and character form modern and evocative musical language. The reeds section make an effort to whole compositions sound. Horn, two saxophones and trombone improvisations have unpredictable and surprising sound. Extremely expressive, very rapid, active and live solos, furious, sharp and aggressive blow outs, unusual and weird aounds and timbres, silent, slow and peaceful episodes - all these elements are organically combined in one place. The improvisations by reeeds players are very emotional, passionate and are full of contrasts. From the furious and turbulent blow outs, and fascinating riffs, their music gets to slow, static and relaxing pieces. Active, bright, solid and vibrant sound of the reeds section, expressive, vivacious and memorable melodies, unpredictable waves and turns of the styles create emotional, attaching and attractive sound. Piano improvisations are full of expressive and passionate solos, unusual sounds, fascinating and sudden changes of playing techniques and styles, colorful chords and some elements of contemporary academical music. Piano improvisations create colorful and solid harmonic pattern, illustrate and makes even more live melodic basement and make a high effort to the whole sound of the album. Different manners of playing are used here - repetitive and monotonous melodic and rhythmic elements which are continuously repeated, are gently and oraganically connected together with expressive, vivacious and dynamic solos of modern jazz or turbulent collective improvisations. Subtle and expressive double bass improvisations make an evocative effort to the background and rhythmic section which is especially effective and interesting. Various types of drums, whistle, vibraphone and wide range of different percussion instruments create effective and touching sound. Musicians masterfully try out many different musical expression, playing techniques, extract new, weird and unusual timbres and many other elements. The outstanding and dynamic improvising by all musicians, different and unique playing manners, bright musical language create fascinating sound of this album.

 

AvantScena, Contemporary music blog

Turning the use of a "fakebook" on its head, instead of improvising on famous standards' lead sheets, Rome-based American composer Alvin Curran and his Italian associates use 13 of his compositions as the basis for creativity. Known for his pioneering electroacoustic soundscapes for Musica Elettronica Viva, Curran, plus trombonist Giancarlo Schiaffini, multi-reedist Alipio C Neto, vibist/percussionist Sergio Armaroli, bassist Marcello Testa and drummer Nicola Stranieri, creates two Cds of music that sounds both aleatoric and arranged.

Although the brief final tracks on CD2 could be performed by a lounge combo, the disc's crucial concepts occur when the first CD foregrounds the composer's talents on computer (Max'd Out) and piano (Why Is This Night Different from All Other Nights). Electronic oscillations and circular-breathed saxophone sluices on Max'd Out contrast with plunger trombone vibrations and bell-shaking tones until climaxing as a balanced narrative. On the second tune, wolf-whistle-like reeds lines and theatrical keyboard cadenzas are not only expanded, with soothing trombone burrs and delicate vibes' resonation, but also dissembled, with granular synthesis that dissects pre-recorded voices into backwards-moving mumble and mysterious textures.

These machine-instrument explorations, plus other unique challenges, are resolved on the over-33-minute The Answer Is. With vibraphone pings maintaining the melody, computer crackles, tailgate trombone and gibberisch vocal mutations move aside, as polyphonic cacophony or perfectly performed cool jazz are tried on for size then regularized into a tonally fluctuating finale. Technical mastery and dazzling sonic surprise are never faked on this session.

 

Ken Waxman, TheWholeNote

(published 24 April 2018)

L'estemporaneità più pura come una sorta di mantra, la libera improvvisazione totalmente scevra di strutture, rigidità mentale e schemi precostituiti, il tutto locupletato da un climax surreale, suggestivo, dal potere ipnotizzante. From The Alvin Curran Fakebook -The Biella Sessions è la nuova opera discografica, suddivisa in un doppio CD, concepita da Alvin Curran (pianoforte, shofar ed elettronica), Giancarlo Schiaffini (trombone), Alipio Carvalho Neto (sax, fischietti brasiliani e percussioni), Sergio Armaroli (vibrafono, tamburo parlante, tam-tam e percussioni), ai quali, da ospiti, si aggiungono Marcello Testa (contrabbasso) e Nicola Stranieri (batteria). La tracklist consta di tredici composizioni originali (nove nel primo disco e quattro nel secondo) scaturite dal vivido e illuminante estro di Curran, eccezion fatta per The Answer Is... autografata da Curran, Schiaffini, Neto e Armaroli. Under The Fig Tree dà l'idea di un'appassionante escursione fra le meraviglie della natura. I dialoghi empatici che si intessono fra i quattro musicisti lasciano con il fiato sospeso, per pathos e ricerca dell'estetica. In Sequence 1 si inneggia veracemente al free, brano in cui i protagonisti danno libero sfogo alla loro creatività improvvisativa senza porsi limiti. Il mood di A Room in Rome è crepuscolare, struggente, avvolto da un senso di mestizia. L'abbondante eloquio di Curran è ispirato, introspettivo, meditativo, a tratti torrenziale e vibrante. From The Alvin Curran Fakebook -The Biella Sessions è un album appagante, che lascia profonde sensazioni, nonostante la musica sia tutt'altro che di facile appeal!

Stefano Dentice, Strumenti&Musica

Alvin Curran è un musicista totale, traslando la definizione da Giorgio Gaslini, aperto, cioè alla contaminazione dei linguaggi, alla sperimentazione ardita e al recupero di linee melodiche che credevamo abbandonate o perse. In attività dagli anni sessanta e residente nel nostro paese da moltissimo tempo, l'ottantunenne compositore e performer americano, per l'occasione, si confronta in una session sui generis con un esponente dell'avanguardia storica europea, come Giancarlo Schiaffini, con un sassofonista brasiliano, disponibile per qualsiasi avventura sonora, come Alipio Carvalho Neto e con un inquieto percussionista come Sergio Armaroli, uno che incrocia volentieri le sue bacchette in una compagnia così pervicacemente orientata verso la ricerca. In alcuni brani sono ospiti due insospettabili a basso e batteria, Marcello Testa e Nicola Stranieri, solitamente dediti ad altri stili musicali

Tutto parte da "Fakebook", una sorta di zibaldone multiforme, a firma di Curran, in cui si trovano temi finiti, frammenti da sviluppare, idee da cogliere, da seguire o da rivoltare. Insomma un repertorio da personalizzare e da interpretare, ogni volta, secondo la sensibilità e l'inventiva degli esecutori.

Muovendo da questo "falso libro", prendono forma episodi ostici da ascoltare o da assimilare e parentesi decisamente facili da godere. Ogni composizione rivela, cioè, un qualche imprevisto. Si rimane spiazzati o per la relativa non complessità strutturale dei pezzi o, per contro, per l'audacia delle soluzioni trovate.

In "Under the Fig tree", ad esempio, si incontra un motivo che si affaccia, si nasconde, si ripropone, mentre si avvicendano folate possenti del trombone, suoni sospesi del sassofono e punteggiature tematiche del vibrafono. Nelle successive cinque sequenze si mescolano spunti minimalisti, assoli aggrovigliati di marca free, accenti quasi blues, sciabolate elettroniche realizzate dal computer del leader. Dopo questa esposizione delle coordinate estetiche del maestro americano, la conclusione del primo cd è affidata "Why is this night different from all other nights", ancora contrastata fra una tastiera che costruisce una frase e un'evoluzione coerenti seguendo la tonalità, e gli altri strumenti liberi come l'aria di aggredire il refrain con ferocia per virare fuori rotta il percorso del gruppo. In "A room in Rome", invece, è il solo Curran a congedarci momentaneamente con una specie di ballad romantica, una canzone senza parole a tutti gli effetti. 

Il secondo album inizia con un brano di più di trentatré minuti, "The Answer Is", un'improvvisazione assoluta in cui i quattro musicisti si sbizzarriscono fra loop e cornici realizzate tecnologicamente ad alto tasso rumoristico, interventi in stile free radicale, puntillismi e aperture, per contro, a toni meditativi in oasi di quiete che compaiono sorprendentemente come miraggi. Non tutto fila per il verso giusto e, in certi momenti, affiora una certa stanchezza, dovuta sicuramente alla difficoltà di tenere sotto controllo il discorso per oltre mezz'ora di musica.

Dopo questa scorpacciata di avanguardia, "Don't throw That Book at Me" ci cala in un'atmosfera swing pura e semplice. Il successivo"Field II" è un rythm and blues valorizzato dalle unghiate d'autore del trombone sordinato di Giancarlo Schiaffini e dalla tempesta sonora creata alle spalle dal buon Alvin, un artista a cui piace sempre complicare le cose...Chiude "Soft Shoes", una scheggia jazzistica, quasi un preludio ad una nuova incisione, partendo da queste premesse.

"The Biella sessions" è un disco che ha il merito di riportare sotto la luce dei riflettori Alvin Curran, un vero innovatore dall'inizio della sua carriera artistica ad oggi. In questa incisione, in più, le intuizioni e le invenzioni tratte da "Fakebook" vengono svolte al meglio da una formazione particolarmente attenta a rispettare le indicazioni scritte dal bandleader o a trasgredirle senza remore, sapendo che, anche in questo caso, viene pienamente osservata la volontà del compositore statunitense.

 

Gianni Montano per Jazzitalia

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