In mostra presso MADE4ART una selezione di lavori che ripercorre il lungo percorso di sperimentazione artistica di Sergio Armaroli su quel fragile e delicato supporto, così adatto a ricevere l’intuizione creativa dell’istante e il gesto spontaneo ancora “aperto” e suscettibile di variazioni, che è la carta. Studi accademici, bozzetti, collage, opere grafiche, composizioni figurative e astratte, incompiuti, interventi a matita, inchiostro o carboncino, tempera o acquerello: KAARTE offre all’osservatore una serie di opere tra loro differenti per tecnica di realizzazione e soggetto, per significato e resa estetica, scelte in base a dei Motivi ricorrenti nella produzione di Armaroli, che l’artista porta avanti nel corso del tempo attraverso sempre nuovi sviluppi e rinnovate suggestioni ma senza limitazioni a livello cronologico e senza ordine di continuità. Pensieri, idee, percezioni, sensazioni che si presentano e ripropongono, segni che appartengono a un comune alfabeto, ricerche che vanno sempre oltre e che non trovano mai il proprio epilogo.
SPETTATORI | LO SGUARDO PROSSIMO
Nell’era delle iper-specializzazioni l’esprimersi attraverso diverse tecniche e linguaggi non sempre è visto di buon occhio (“e dove la mettiamo la capacità di approfondire?”, sbuffano certi critici). Dipende. Questi ragionamenti non si attagliano a tutti. Per esempio non al milanese Sergio Armaroli (classe 1972), poeta, pittore, compositore e percussionista concreto, che per non farsi mancare nulla ha pubblicato pure numerosi saggi e versi. Lui dal pensiero dinamico e versatile, che non manca di profondità nell’indagare, e che “semplicemente” si sposta, sceglie una delle “diverse lingue” per dire quel che deve. Ebbene, l’artista-musico recentemente ha portato il proprio lavoro tra le mura amiche dello studio Made4Art dove si può ammirare la “sua” mostra titolo “Kaarte”. Intanto il rush finale dell’evento di Armaroli: ecco, durante l’itinerario ancora visitabile, di sua realizzazione: studi accademici, bozzetti, collage, opere grafiche, composizioni figurative e astratte, incompiuti, interventi a matita, inchiostro o carboncino, tempera o acquerello. Una sorta di mini-viaggio alla scoperta della sua poetica. A spiegare, in generale, di che cosa si tratta è lui stesso. “Il mio punto di partenza, il mio centro spiega il maestro Sergio Armaroli – è la parola, non necessariamente scritta. Mi riferisco al “nominare qualcosa”. Realizzato questo, posso scegliere il linguaggio, e quindi le tecniche, che ritengo in quel momento più adatte a esprimermi”. Obiettivo finale; ottenere l”unità” del messaggio, attraverso l’utilizzo dei mezzi a disposizione. E a chi gli ricorda il discorso delle iper-specializzazioni, lui così replica: “La crisi ci sta facendo riconsiderare alcune regole e certezze. In questi momenti conclude il compositore-artista- forse sarebbe necessario tornare a una visione più globale delle cose, della realtà”. “Universale” la musica, ma a volte “non troppo”. Armaroli va per la sua strada, fin dalla giovinezza degli studi diviso tra le aule di Brera e quelle del Conservatorio “Giuseppe Verdi”. Quando si è messo all’opera ha “deciso per la sua unità”.
Luca Pavanel, il Giornale