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Quintet with Billy Lester

TRACKLIST

 

1) Body And Soul (with Bobby)

2) You Go To My Head

3) All The Things You Are

4) Just Friends

5) The Nearness Of You (to Milt)

6) Yesterdays

7) Autumn Leaves

8) All Of Me (in Red)

9) Out of Nowhere

10) My Old Flame (without Me)

 

(P) 2017

DODICILUNE Ed 384

8033309693842

 

MUSICISTI

Sergio Armaroli, vibes

Billy Lester, piano

Claudio Guida, sax

Marcello Testa, double bass

Nicola Stranieri, drums

 

TOTAL TIME

63:25

 

Dodicilune Edizioni Discografiche

IJM Italian Jazz Musician Press Release

Deezer: www.deezer.com

 

CIDIM

 

www.billylester.com/news/

Sergio, Billy and Nicola at the studio "Il Pollaio" by Piergiorgio Miotto

SERGIO ARMAROLI QUINTET with BILLY LESTER


Sergio Armaroli, vibraphone/vibrafono

Billy Lester, piano/pianoforte

Claudio Guida, sax/saxofoni

Marcello Testa, double bass/contrabbasso

Nicola Stranieri, drums/batteria


The Sergio Armaroli quintet presents with the american pianist Billy Lester a repertoire of Classical Standard as a tribute to the language of jazz in the history of american music in a chamber size about Lennie Tristano an Sal Mosca cool mood and feeling.


Il Sergio Armaroli Quintet presenta insieme al pianista americano Billy Lester un repertorio di Standards come tributo al linguaggio del jazz nella storia della musica americana in una dimensione cameristica che ha in Lennie Tristano e Sal Mosca i suoi riferimenti.

Sergio Armaroli Quintet: Nicola Stranieri, Claudio Guida, Sergio Armaroli, Marcello Testa and Billy Lester.

 

Photo by Antonella Trevisan

info@antonellatrevisan.it

www.antonellatrevisan.it

reviews | recensioni

Alcuni jazzisti -pochi per la verità- con posizioni diciamo così "leggermente radicali" sostengono l'inutilità di suonare standards in quanto il confronto con gli originali sarebbe per loro sempre perdente; insomma, perché insistere a suonare "My Favourite Things" se già l'ha suonata tale John Coltrane? Fortunatamente la stragrande maggioranza dei musicisti e degli appassionati di musica afroamericana la pensa diversamente, e tra questi ci sono anche il vibrafonista Sergio Armaroli che con questo "To Play Standard(s) Amnesia" propone una lettura di dieci brani ispirandosi chiaramente alle sonorità che si possono definire cameristiche tipiche di Sal Mosca e di Lennie Tristano e del, aggiungo io, Modern Jazz Quartet senza -badate bene- affrontare nessuno degli spartiti di questi musicisti. E, visto che il pianista ospite del disco è Billy Lester ovvero uno degli strumentisti considerati più vicino al jazz di Tristano, la scelta di Armaroli appare ancora più indovinata ed originale, dando non solamente una veste diversa, forse più "austera" a brani come "Autumn Leaves", "All The Things You Are" o "Body and Soul" ma anche offrendo a Billy Lester l'occasione di registrare in studio, vista la sua scelta decennale di dedicarsi all'insegnamento (percorso seguito anche da un altro pianista, Barry Harris) in quel di Jonkers, la sua città natale nello stato di New York. Magari generazioni di giovani pianisti hanno avuto la fortuna di avere un maestro così importante, ma il pubblico dei jazzofili ha nel frattempo perso l'opportunità di seguire un così talentuoso e raffinato pianista nella sua evoluzione stilistica; quindi complimenti ad Armaroli ed alla Dodicilune per avere riportato alla luce di noi mortali Billy Lester che qui, con il sassofonista Claudio Guida, il batterista Nicola Stranieri ed il contrabbasista Marcello Testa e naturalmente con Sergio Armaroli regala un'ora di jazz di grande scuola, godibilissimo sia ad un ascolto superficiale che ad uno profondo; la ritmica suona in perfetto accordo con Lester, il resto lo fanno gli spunti e gli assoli del vibrafono e del sassofono, e tra gli spunti migliori segnalo i duetti piano-vibrafono (i cento secondi dell'intro di "Autumn Leaves" ad esempio). Un quintetto da assaporare dal vivo, chissà...

 

Alessandro Nobis, il DiapasonBlog

Contiamo già cinque sortite discografiche di e con Sergio Armaroli nell'ultimo biennio presso la label salentina, e non possiamo che rilevarne quantomeno l'inventiva e l'apertura propositiva specie nelle variazioni di modello che, dopo tre ravvicinate, corpose esperienze di tono avant-garde, ne segnano una virata verso la formula degli standard, ma è nella sostanza relativo il rivolgimento verso il domain della classicità.

Poco ovvio peraltro il valore della "amnesia" del titolo, chiarita in forma di conversazione col medesimo leader: "Titolo volutamente ironico: è a memoria che generalmente s'imparano questi grandi classici, ma per suonarli -ancora- è bene forse dimenticarli! Il mio lato più mainstream è una deviazione verso la tradizione: insieme a Billy Lester, pianista stanziale a New York, raffinatissimo quanto misconosciuto da noi, si è pensato di rileggere gli Standard(s) annullandosi nella memoria sonora di alcuni grandi vibrafonisti che hanno modellato il mio immaginario. Un modo per dialogare con la Storia e con il passato nella lingua del jazz, ed una forma d'approccio filologico, non basato su fonti scritte ma sulla memoria auditiva".

Giusto nel caso ci si sentisse poco invogliati all'ascolto di materiali tradizionali sarà almeno da rilevare, molto ben oltre le istruttive premesse, la funzionalità del quintetto, alla cui ossatura e dinamica giova il solido lavoro della pertinente sezione ritmica, e la cui fisionomia dinamicamente si modella particolarmente grazie all'apporto del solido e convincente pianismo di Billy Lester, di serrata tenuta armonica e toccante disciplina discorsiva, doppiata senza alcuna ansia competitiva, dalle fluenti lamine di Sergio Armaroli, al cui interplay contribuisce l'ancia di pertinente prestazione di Claudio Guida.

Se l'apertura del lavoro può connotarsi come asciutta e classicheggiante, in poche misure l'apparato si dota di corpo swingante, particolarmente in base al dialogo dei due co-leader, di voce ben differenziata nel conformare i prescelti standards, le cui revisioni si basano eminentemente sulla riarmonizzazione ad opera del pianista, di filiazioni tristaniane (ma non soltanto) e sull'alonatura immaginativa del vibrafono (che potremmo inscrivere nell'ambito della "scrittura diffusa" del percussionista).

Come nelle premesse, ci sentiamo dunque di gratificare il lavoro, performante e di (ri)scrittura, di un collettivo di cui si percepiscono rodaggio e dimestichezza, abile nel configurare un proprio composito idioma, che esita nel contempo letterale ed apolide.

 

Aldo Del Noce, JazzConvention

Sergio Armaroli, per chi non lo conosce, è un personaggio attivo in varie discipline artistiche. La sua predilizione è, però, la musica e nello specifico il jazz. Sommariamente, è possibile apprezzarlo come poeta, pittore e "attore musicale".

Ma focalizziamoci sul disco. Non è certamente il primo ma e l'ennesimo di una lunga serie ricca di composizioni inedite. In questa occasione, Armaroli ha scelto di realizzare un disco, congiuntamente al pianista americano Billy Lester, esclusivamente con standard classici del jazz americano.

Il lavoro realizzato sui vari brani è stato intenso e ci offre momenti di rara poetica musicale, senza mai sfociare in eccessi ritmici o "momenti sonnolenti". Per meglio spiegare il lavoro svolto riportiamo un pensiero di Lester, presente nella Liner Note: "Solitamente parto da uno standard, lo riarmonizzo, inverto gli accordi, lo rielaboro in modo che non suoni più come l'originale ma come la mia personale interpretazione. Successivamente sviluppo nuovo materiale tematico e do vita ad una composizione originale,mia".

 

Jazz inFamily

In questa nuova incisione per Dodicilune, il vibrafonista Sergio Armaroli organizza un quintetto con il pianista Billy Lester e completato da Marcello Testa al contrabbasso, Claudio Guida al sassofono e Nicola Stranieri alla batteria. Come il titolo lascia intendere in scaletta troviamo una risma di standard, da Body and Soul a Just Friends o Autumn Leaves, interpretati con piglio personale anche se mai contraddittorio rispetto alle linee tematiche originali. Armaroli, artista spesso alle prese con situazioni dal carattere sperimentale e avanguardistico, ci racconta i motivi di questa immersione nella tradizione del jazz mainstream: "Si tratta quasi di un "esercizio spirituale", se vogliamo, una necessità di rigore, di dialogo, all'interno di una forma e di una tradizione che intendo, personalmente, come deviazione rispetto al mio background più sperimentale. Una dialettica, in fondo, in quello che chiamo e pratico come approccio post-ideologico: cioè una libertà consapevole e critica che non guarda alle convenienze, e rispetto alle mode preferisce la coerenza interiore. Se il jazz è dialogo, lo è anche e soprattutto in rapporto al passato nel rispetto dell'identità e della storia dei musicisti con cui collaboro. Questo è importantissimo: si parla la lingua di chi si ha di fronte, con umiltà e con interesse". Ne scatirisce un lavoro dal profondo scavo espressivo, dove si avverte, netto, il feeling tra la band e un repertorio di intramontabile fascino. A risaltare, spesso, è il pianismo di Lester: opaco nei passaggi di maggiore introspezione; chiaro e guizzante quando è il caso di scolpire melodie; intimo e misurato in certi dialoghi con il vibrafono di Armaroli.

 

Roberto Paviglianiti, Strategie oblique

Il vibrafonista Sergio Armaroli ospita invece in To Play Standard(s) Amnesia del suo Quintetto il pianista americano Billy Lester: si omaggia il cool jazz più cameristico e avventuroso, con pertinenza.

 

Guido Festinese, Alias/il Manifesto

Note che ci cullano lentamente in un dialogo mai interrotto tra vibrafono e pianoforte, dimostrazione che due strumenti come questi possono far canzone da soli e sono ben sufficienti se suonati dalle dita giuste. Ci soffermiamo quasi per caso sul brano G minor Jazz, dal titolo abbastanza naif, ma in cui l'interplay è evidentemente riscaldato. Interruzioni, pause, scatti, ottave lontane, entropia che dà senso al tempo. Altri brani assumono meglio una forma canzone come Out Of Gs and As, con le sue scale apparentemente semplici, richiami e richieste del piano di intervento dell'altro strumento. Fianco a fianco nella maniera più SEMPLICE.

Luca Pagani, Rockerilla (477 maggio 2020)