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Nota critica -----------------------

di Libero Farnè

tratto dal saggio "I Battartisti"

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Rimanendo in ambito italiano viene naturale il passaggio da

Centazzo al vibrafonista Sergio Armaroli (Calcinate, BG, 1972),

che assieme al percussionista friulano, oltre ad aver spesso suo-

nato dal vivo e su disco, ha intrecciato il lungo e articolato dialogo

riportato su Bacchette magiche – Conversazioni e divagazioni

sulla percussione, l’arte, la vita con Andrea Centazzo, Manni

Editori, 2023. Armaroli, milanese d’adozione, è un personaggio

complesso, un artista globale, la cui poetica si esprime con meto-

dica continuità in diversi ambiti, ma tutti strettamente intercon-

nessi fra loro: poesia e saggistica, arte visiva e musica, senza

disdegnare l’insegnamento (attualmente esercitato presso il

Liceo Musicale di Cremona). 

Dopo essersi diplomato in Musica Elettronica, Jazz e Strumenti a Percussione al Conservatorio “G. Verdi” di Milano, ha ben presto intrapreso un’intensa e diversificata attività musicale sia nel campo della composizione che in

quello dell’improvvisazione, transitando dalla musica contemporanea al jazz e collaborando con protagonisti di primo piano della scena statunitense ed europea. La sua musica riprodotta si raccoglie in una quarantina di dischi, editi dal 2010 ad oggi soprattutto dalle etichette Ictus, Da Vinci Classics, Ezz-thetics, Dodicilune e Leo; quasi tutti gli album delle ultime due riportano in copertina riproduzioni di suoi dipinti.

La formazione artistica di Armaroli si è svolta invece

all’Accademia di Brera, dove nel 1996 si è diplomato in pittura; fra

i suoi insegnanti, Luciano Fabro ha rivestito un ruolo fondamenta-

le per avergli trasmesso le basi metodologiche per affrontare una

progettazione consapevole. Ma in quegli anni anche l’influenza

dell’imperante Transavanguardia è stata per lui inevitabile, in

quanto, senza aderire a quella maniera stilistica dell’immagine pit-

torica, egli ha assunto un approccio comunicativo più possibilista,

inventivo e giocoso, pur sempre sostenuto da un rigoroso control-

lo, rispetto alla puntigliosa severità di metodo propria dell’Arte

Concettuale. Corroborata da queste diverse influenze, intorno alla

metà degli anni Novanta la sua attività artistica comincia ad artico-

larsi per temi, suggestioni, o come lui preferisce chiamarli “moti-

vi”, che si replicano nel tempo, realizzati con tecniche diverse e

in dimensioni prevalentemente medio-piccole. Cicli di astrazione

geometrica, in cui gli obliqui tagli compositivi e il contrasto croma-

tico danno vita ad una immaginifica determinazione, convivono

con la figurazione realistica di ritratti, corpi, oggetti familiari ed

altro, che rimanda a una dimensione forse più privata ed ambigua.

La produzione di piccoli disegni su carta, ora schizzi intimi tracciati

con estrema leggerezza, ora appunti più dinamici dalle allusioni

velatamente neo-cubiste, non esclude di concepire serie di lavori

in cui è la gestualità ad enucleare aggregazioni di forme e colori

che si distribuiscono organicamente sullo sfondo bidimensionale.

Altrove si possono apprezzare le velature colorate e le impagina-

zioni sghembe di essenziali collage oppure la divertita caricatura

di personaggi parodistici.

La sua attività artistica, da sempre parallela a quella musicale,

negli ultimi quindici anni ha visto una crescita significativa, anche

attraverso un intenso impegno espositivo; dal 2012 ad oggi

l’artista lombardo ha presentato le sue opere in mostre personali o in

mirate mostre collettive con cadenza pressoché annuale, esponendo soprattutto a Milano alla Galleria Made4Art nel Brera

District e a Erratum, spazio multimediale da lui curato insieme al

musicista statunitense Steve Piccolo, ex Lounge Lizard. A ben

vedere, i vari “motivi” che compongono la sua indefessa produ-

zione si alternano e s’intrecciano fra di loro, dimostrando sempre,

sia nell’ideazione che nell’esecuzione, una disinvolta freschezza,

un’esigenza creativa insopprimibile, ma dal tono insinuante e gen-

tile, mai invadente. Non è un caso se un atteggiamento mentale

ed estetico di questo tipo, vicino alla sensibilità citazionista, tra-

sversale e possibilista favorita dal Postmodernismo, lo possiamo

scorgere nel lavoro del cinquantatreenne Armaroli e non, proba-

bilmente per ragioni anagrafiche, in quello degli altri percussioni-

sti-artisti precedentemente analizzati.

Il testo è tratto dal saggio "I Battartisti. Alcuni percussionisti di ieri e di oggi attivi anche come artisti visivi." [pagg. 66/69] Quaderno del Jazz 25, Vicenza Jazz 2025