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I PIACERI DELLO STUDIO DELLA STORIA DELL’ARTE

UNO SPUNTO PER RICORDARE MAURIZIO CALVESI E I PIACERI DELLO STUDIO DELLA STORIA DELL’ARTE

 

Nel mio vivere quotidiano intreccio un dialogo costante e continuo con i miei fantasmi incrociando il passato con la cronaca culturale e i piccoli fatti di un paese paralizzato e muto come il nostro dove ancora oggi la cultura e la storia dell’arte sono, di fatto, cenerentola dello spirito.

Roberto Longhi avrebbe voluto “fare gli italiani” attraverso lo studio del nostro immenso e dimenticato patrimonio artistico culturale ma purtroppo, la miopia politica e l’opportunismo a buon mercato hanno creato di fatto una situazione paradossale di vuoto nel pieno della volgarizzazione diffusa della cultura.

Come si fa a non rattristarsi della perdita di uno storico dell’arte come Maurizio Calvesi e non provare profonda nostalgia di una generazione straordinariamente ricca. Basta vedere la biblioteca privata, progettata da Mario Ceroli, e il lascito enorme di pubblicazioni e studi da Caravaggio al Futurismo a Duchamp. La cultura come sguardo a trecentosessantagradi per poi tornare a Jung come conclusione coerente e felice di una vita.  Una vita dedicata allo studio è ancora una vita piena di significato e di senso nella tranquillità e nella pace della propria stanza (Blaise Pascal). Che cosa altro si può desiderare? La storia dell’arte non è forse il riflesso, interiore, di uno spirito delle cose, le opere? Uno sguardo profondo di attenzione e di cura verso le cose dove le opere non sono altro che il nostro doppio in questo gioco di riflessi. Il ricordo è sempre un pretesto per costruire un nuovo percorso e intessere un nuovo dialogo ma è solo con il passato che è possibile “parlare” dall’alto delle nostre illusioni immersi in una malinconica lontananza rispetto al tempo, il nostro delle specializzazioni e dei saperi separati e muti.

COMMENTO ALL'IMMAGINE

 

Nell’immagine una mia copia d’artista come esercizio di stile e di memoria per la mano e per l’occhio. Oggi questo “esercizio” è dimenticato e lasciato a margine di una velocità e voracità comunicativa patologica.

DI ALCUNI VERSI (ESTRATTI)

In ramati disegni

all’ombra di paura

e scurrili avverbi di superbia

 

lascio lo spazio

alla parola

impraticabile

 

come lento divorzio

di realtà

 

da Idioletto smemorato, Piero Manni, 2017, Lecce