ANDREA CENTAZZO: FENOMENOLOGIA DEL SUONO E DEL SEGNO
Brevi digressioni sul comporre in cinque brevi quadri e una Coda
di Sergio Armaroli
Primo quadro | PENTA-GRAMMATICA
Il segno grafico di Andrea Centazzo nasce da un immaginario sonoro possibile, a partire dai cinque righi di un pentagramma infinito, strutturato compositivamente e concepito come una grammatica di suono-segno: opera aperta, penta-grammatica. Lo spartito è così ri-trovato nel gesto e dal gesto liberato in segno pittorico.
Secondo quadro | DAL PUNTO AL SUONO
Il punto come nucleo generatore di movimento: oltre la nota quale semplice indicazione di altezza: scacco alla norma e invenzione in atto di una genesi di forme: “oltre il visibile”…
…dove la penta-grammatica di Andrea Centazzo riscopre alcuni assunti formali del Novecento liberandoli, con ironia, nella festa dell’improvvisazione come presenza e corpo. Forme libere per suoni possibili.
Terzo quadro | LA PERCUSSIONE COME TOTALITA’
Il segno è il corrispondente pittorico del gesto che percuote, colpisce, accarezza, sfiora la materia sonora nel suo movimento di forma: creando totalità. Possiamo osservare un processo in atto attraverso il segno che diviene sostituto simbolico del gesto: così l’arte di un percussionista non può che essere “gestuale” per definizione. La gestualità è sublimata in immagine come un tutto possibile, sotto i nostri occhi per suggerire sempre infinite possibilità di esecuzione.
Quarto quadro | DELL’OMBRA
Il segno grafico che si costruisce in pittura come ombra del video. Echi di suono, infine. Dall’occhio meccanico della macchina da presa alla mano che traccia e straccia: dalla partitura allo spazio sonoro, “cartografia dell’immaginario” alla ricerca di una bidimensionalità della crisi. La pittura, nella ricerca di Andrea Centazzo, si innesta nell’ombra e dall’ombra emerge come un oltre possibile. Da questa possibilità il gesto pittorico si struttura in Immaginografie di sobria leggerezza lasciando traccia.
Quinto quadro | INTERVALLO NEL SILENZIO DELLA FORMA
Al margine dell’intervallo, nel silenzio della forma, la rigida strutturazione compositiva del foglio si disgrega nel gesto, dalla quadratura allo spazio fluido del suono. Il disegno, nascosto nell’invenzione melodica, vive sincronicamente con il colore del suono: timbro pittorico acceso, quasi metallico di molteplici e possibili “gamelan immaginari” e di forme dai nomi prossimi al corpo, dalla mano che traccia ritmi plasticamente suggeriti dai rilievi dei fogli, rinnegando dialetticamente la bidimensionalità della notazione che diviene pretesto per un canto (Cjant): evocando mappe.
CODA
… dove il suono non significa se non la sua presenza in atto, l’immagine suggerisce un passaggio ulteriore. Similmente l’opera visiva di Andrea Centazzo si innesta in un movimento a spirale, di crescita interna, germinativa che apre a nuove possibilità della materia come Fenomenologia del suono e del segno.